Gli ospedali delle due città di confine si alleano per uno «scambio di servizi»: è il primo e unico esperimento di questo tipo tra Italia e Francia
Arrivare ad offrire un'assistenza sanitaria transfrontaliera, superando barriere linguistiche e normative nazionali, è il cammino comune che hanno scelto di intraprendere l’Asl To3 e i vertici dell'ospedale di Briançon, che presto diventerà un punto di riferimento anche per i pazienti della Val Susa, così come il nosocomio di Susa aprirà le porte alla popolazione del Briançonnais. Il tutto grazie ad un progetto avviato dall'Asl e dalla controparte francese un paio d'anni fa, che proprio in questi giorni ha messo solide gambe grazie ad un finanziamento Alcotra di 670 mila euro: soldi già stanziati dall'Unione europea per quello che è, di fatto, il primo esperimento in tal senso tra Italia e Francia. E, proprio per questo, potrebbe diventare banco di prova anche in vista di una futura legislazione del settore.
«Il primo passo del progetto sarà, attraverso gruppi tecnici di lavoro, studiare le esigenze delle popolazioni separate dalle montagne e valutare quali servizi di eccellenza le due strutture possono offrire alle rispettive controparti sul principio della reciprocità: tanti elementi di attrazione può rappresentare Susa per i pazienti francesi quanti ne può avere l'ospedale di Briançon per la popolazione valsusina», sottolinea Flavio Boraso, direttore generale dell'Asl To3, al termine dell'incontro di stamattina, mercoledì 8 marzo, nei locali dell'Hopital de Briançon. Per Susa, due elementi di attrazione sono già stati individuati nell'ortopedia e nella cardiologia, ma anche altri sono allo studio dei tavoli di lavoro. Briançon, invece, può contare da tempo sulla vicinanza alle località sciistiche dell’Alta Valle, le cui popolazioni sono tradizionali «clienti» del nosocomio al di là delle Alpi.
Se i cittadini della Valle e del Briançonnais dovranno, comunque, attendere ancora qualche tempo prima di rapportarsi come «pazienti europei» a pieno titolo con il servizio sanitario congiunto - che nell'arco di due anni potrebbe arrivare anche allo scambio informatico di referti e cartelle cliniche -, per gli operatori i cambiamenti saranno quasi immediati: «Una prima barriera da abbattere è quella linguistica – sottolineano Boraso e Yann Le Bras, direttore dell'azienda ospedaliera francese -. Ecco perché, fin dalla prima fase del progetto, avvieremo stage e scambi, oltre a corsi di italiano e francese, per abituare medici e infermieri a prendere contatto con i nuovi pazienti. Sono inoltre previsti specifici percorsi formativi per rendere omogenea la preparazione medico-scientifica del personale»
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